La menopausa è una fase naturale della vita di ogni donna, che spesso è associata a sfide – sia fisiche che emotive.
Vampate di calore, sbalzi d’umore, problemi di sonno, ansia e squilibri ormonali sono solo alcuni dei sintomi che possono compromettere notevolmente la qualità della vita.
Negli ultimi anni sempre più donne si rivolgono a rimedi naturali per alleviare queste condizioni. Uno di questi è l’ashwagandha (Withania somnifera) – un adattogeno di origine antica con effetti impressionanti sulla salute femminile. Nota anche come ginseng indiano, questa pianta è impiegata da secoli per bilanciare gli ormoni, per disturbi del ciclo mestruale e ridotta fertilità, nonché per alleviare i sintomi della menopausa e migliorare la salute sessuale.
Benefici dell’ashwagandha per le donne
L’ashwagandha è un’erba adattogena, utilizzata nella medicina tradizionale indiana Ayurveda da millenni. Nella scienza moderna sempre più studi confermano i suoi effetti su diversi aspetti della salute femminile. I suoi benefici sono particolarmente evidenti nei periodi di cambiamenti ormonali – come il sindrome premestruale (SPM), perimenopausa e menopausa – ma anche in caso di stress cronico, disturbi riproduttivi e problemi cutanei.
Equilibrio ormonale

L’ashwagandha influenza la regolazione ormonale agendo sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA axis). In questo modo contribuisce a stabilizzare i livelli di cortisolo. Il cortisolo è l’ormone dello stress, il cui aumento cronico provoca disordini ormonali, resistenza all’insulina e alterazioni dell’ovulazione.
L’erba può inoltre influenzare positivamente i livelli degli ormoni tiroidei e degli ormoni sessuali come estrogeni e progesterone. Ciò è rilevante nei casi di squilibrio ormonale, ovaio policistico e disturbi peri- o post-menopausali.
Regolazione del ciclo mestruale
Nelle donne con mestruazioni irregolari, dovute a stress, sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) o squilibrio ormonale, l’ashwagandha può favorire il ritorno alla regolarità.
Il suo effetto deriva dalla capacità di ridurre il cortisolo e stabilizzare l’asse neuroendocrino. Allo stesso tempo migliora la sensibilità all’insulina – un fattore spesso compromesso nelle donne con PCOS.
Alleviare i sintomi della SPM

La sindrome premestruale si manifesta spesso con irritabilità, ansia, dolori, affaticamento e sbalzi d’umore. L’ashwagandha mostra proprietà ansiolitiche (anti-ansia) e antidepressive, che possono ridurre la gravità di questi sintomi.
L’assunzione porta a una migliore regolazione dei neurotrasmettitori (specialmente GABA e serotonina), nonché a un sonno migliore, a un’adattamento più facile allo stress e a un minor rischio di sbalzi emotivi improvvisi.
Miglioramento del desiderio sessuale e della funzione sessuale
La riduzione del desiderio nelle donne è spesso legata a stanchezza cronica, squilibrio ormonale e carico psico-emotivo.
Studi clinici mostrano che l’ashwagandha può aumentare il desiderio sessuale e la soddisfazione nelle donne. Essa migliora la circolazione sanguigna, influenza i livelli di androgeni entro i limiti fisiologici e ristabilisce la sensibilità ormonale.
L’ashwagandha viene anche utilizzata a sostegno della salute sessuale in coppie con difficoltà riproduttive.
Sostegno della fertilità
L’ashwagandha migliora la fertilità femminile attraverso diversi meccanismi. Essa riduce lo stress ossidativo, regola l’ovulazione, supporta la sincronizzazione ormonale e diminuisce l’ansia, che spesso accompagna i problemi riproduttivi.
Ci sono prove che l’assunzione regolare può migliorare la fase luteale e influenzare favorevolmente l’ormone luteinizzante e l’ormone follicolo-stimolante (LH e FSH), che sono fondamentali per la maturazione dell’ovulo.
Alleviare i sintomi della menopausa
La menopausa è associata a un calo di estrogeni e progesterone, che porta a un ampio ventaglio di sintomi. Tra questi ci sono vampate di calore, sudorazioni notturne, disturbi del sonno, ansia, irritabilità, secchezza vaginale e demineralizzazione ossea.
L’ashwagandha può alleviare molti di questi disturbi, favorendo l’adattamento neuroendocrino, riducendo l’ansia e migliorando il sonno. Riduce la frequenza e l’intensità delle vampate, e il suo uso a lungo termine è associato a un miglior senso di benessere nel periodo post-menopausale.
Mantenere la pelle sana ed elastica

Con l’avanzare dell’età e sotto l’effetto dello stress, i livelli dei radicali liberi e delle citochine infiammatorie aumentano, portando a un invecchiamento accelerato della pelle.
L’ashwagandha ha forti proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.
La sua assunzione è associata a un miglioramento della circolazione periferica, inclusa quella della pelle, e a una riduzione dei livelli di cortisolo, il che porta a una pelle più chiara, sana e tonica.
Nelle donne con acne, correlata allo stress o a cambiamenti ormonali, si osserva un effetto positivo con uso prolungato.
Gestione dello stress e resilienza emotiva
L’ashwagandha è uno degli adattogeni più studiatiadattogeni. Essa modula la risposta fisiologica dell’organismo allo stress e contribuisce al recupero dell’omeostasi in periodi di tensione prolungata.
L’erba ha dimostrato di ridurre i livelli sierici di cortisolo, migliorare la qualità del sonno e diminuire l’ansia. Questi effetti sono particolarmente importanti per le donne nei periodi di transizione ormonale, quando la resistenza psicofisica è messa alla prova.

Per quali donne è consigliato l’uso dell’ashwagandha?
L’ashwagandha è utilizzata nella medicina ayurvedica tradizionale da migliaia di anni come adattogeno. Essa aiuta a bilanciare i processi fisiologici nel corpo e ad aumentare la resistenza allo stress fisico, emotivo e ormonale.
Studi contemporanei supportano l’uso dell’ashwagandha nei seguenti gruppi di donne:
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Donne in perimenopausa e menopausa – in questo periodo i livelli di estrogeni e progesterone oscillano bruscamente o diminuiscono, il che provoca un vasto spettro di sintomi. L’ashwagandha manifesta un moderato effetto estrogenico e aiuta a ripristinare l’equilibrio neuroendocrino.
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Donne affette da stress cronico, ansia e disturbi del sonno – l’ashwagandha riduce i livelli di cortisolo e in tal modo allevia la tensione psico-emotiva, migliora la qualità del sonno, la concentrazione e la capacità di adattarsi allo stress. Uno studio randomizzato del 2019 mostra una riduzione significativa di cortisolo e ansia con l’assunzione di 240–600 mg di estratto standardizzato al giorno per 8 settimane.
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Donne con disturbi ormonali e problemi mestruali – l’ashwagandha esercita un effetto modulatore sulla funzione tiroidea e sugli ormoni sessuali. Ciò la rende utile per le donne con ciclo irregolare, cisti ovariche, bassi livelli di progesterone o estradiolo, nonché alterazioni dell’ovulazione dovute allo stress.
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Donne con desiderio sessuale ridotto e fertilità compromessa– dati clinici suggeriscono che l’ashwagandha può aumentare i livelli dell’ormone luteinizzante ed estrogeni, migliorando così fertilità e funzione sessuale. Inoltre, riducendo la risposta allo stress, ristabilisce la ciclicità e l’ovulazione nelle donne con disturbi ipotalamici funzionali.

L’ashwagandha è utile anche perdonne con danni cutanei e stress ossidativo. Possiede potenti proprietà antiossidanti e aumenta l’attività di enzimi come la glutatione perossidasi, la catalasi e la superossido dismutasi. Questo aiuta a ridurre l’invecchiamento precoce, le rughe, la pigmentazione e altre manifestazioni di danno ossidativo sulla pelle, specialmente durante il calo ormonale.
In quali casi le donne non dovrebbero assumere ashwagandha?

Anche se l’ashwagandha è una pianta con effetti benefici comprovati in numerose condizioni, esistono categorie di donne per le quali il suo uso non è adatto o richiede supervisione medica.
L’ashwagandha è strettamente controindicata durante la gravidanza, specialmente nel primo trimestre. Ci sono indicazioni che la pianta possa indurre contrazioni uterine e aumentare il rischio di aborto spontaneo, soprattutto ad alte dosi. Ciò è dovuto ai withanolidi – lattoni steroidei che influenzano la regolazione ormonale.
In presenza di malattie autoimmuni come lupus, artrite reumatoide, morbo di Crohn o sclerosi multipla, l’ashwagandha può stimolare la risposta immunitaria. In alcuni casi questo porta a un peggioramento dell’attività autoimmune e l’uso deve essere consultato con uno specialista.
L’ashwagandha stimola l’attività tiroidea – aumenta i livelli di tiroxina (T4) e triiodotironina (T3). Nelle donne con ipertiroidismo o che assumono levotiroxina, potrebbe verificarsi un eccesso ormonale, specialmente in caso di uso combinato.
Il metabolismo dei principi attivi dell’ashwagandha avviene nel fegato e nei reni. Nelle donne con insufficienza epatica o renale è possibile un accumulo di metaboliti attivi e un rischio aumentato di effetti collaterali.
L’ashwagandha ha effetto sedativo e può potenziare l’azione di farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale. Ciò può comportare sonnolenza eccessiva, perdita di concentrazione o depressione doppia del SNC in donne che assumono sedativi, antipsicotici o barbiturici.
Non è raccomandata nemmeno per donne allergiche a piante della famiglia delle Solanaceae (solanacee). Essa appartiene a questa famiglia e può provocare reazioni allergiche in individui predisposti – sebbene raramente.
Domande frequenti

In che modo l’assunzione di ashwagandha influisce sull’organismo femminile?
L’ashwagandha favorisce l’equilibrio ormonale, regola il ciclo mestruale, allevia i sintomi della SPM e della menopausa, migliora il desiderio sessuale e supporta la fertilità. Inoltre agisce beneficamente sulla pelle e aiuta l’adattamento allo stress.
L’ashwagandha è adatta alle donne in menopausa?
Sì. L’ashwagandha può alleviare sintomi comuni come vampate di calore, ansia, irritabilità e insonnia. Inoltre, come adattogeno, sostiene la funzione surrenalica e contribuisce a rendere più agevole il passaggio attraverso i cambiamenti ormonali in questo periodo.
Esistono controindicazioni all’uso di ashwagandha nelle donne?
Sì. Non è raccomandata durante la gravidanza e l’allattamento, in caso di malattie autoimmuni, gravi compromissioni epatiche o renali, nonché in donne che assumono farmaci per la tiroide o sedativi.
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